Assunzione della Vergine – Basilica della Santissima Annunziata – Firenze
La tavola, raffigurante l’Assunzione della Vergine Maria in cielo, proviene da quella che doveva essere una delle pale d’altare più grandi e prestigiose della Firenze rinascimentale, commissionata nel 1500 dai frati della chiesa dei Servi della Santissima Annunziata.
Progettata dall’architetto e falegname Baccio d’Agnolo (1462–1543), la pala era strutturata come un complesso polittico: su una struttura a forma di arco trionfale in stile classico, i pannelli erano innestati sulla parte frontale, sul retro e sui lati. Inizialmente, la realizzazione delle tavole fu affidata a Filippino Lippi, il quale però morì il 20 aprile 1504; il 5 agosto 1505 l’incarico passò quindi al Perugino, che terminò il lavoro nel 1507.
Il polittico fu scomposto delle sue tavole maggiori già nel 1546; oggi è ormai completamente smembrato, con i vari pannelli conservati in diversi musei sparsi in tutto il mondo.
Solo l’Assunzione è tutt’ora conservata nel luogo di origine: originariamente concepita per l’altare maggiore, la tavola ebbe diverse collocazioni all’interno della chiesa, per poi essere posta nella Cappella della famiglia Baratta, detta dell’Assunta, dove si trova ancora oggi.
La scena coglie la Vergine nel momento dell’assunzione: Maria si trova infatti nella parte alta del dipinto, inquadrata da una mandorla dorata di reminiscenza medioevale. Poggia i piedi su una nuvola sorretta da cherubini, e solleva la testa, reclinandola appena, mentre rivolge lo sguardo al cielo; è abbigliata di una veste rossa molto semplice, sulla quale è poggiato un mantello blu profilato d’oro, e le braccia sono incrociate al petto in segno di preghiera.
Attorno a lei, degli angeli musici cantano inni di gloria, mentre altri due, posti più in basso, reggono dei cartigli e accompagnano la Madonna nella salita verso il cielo. Nel registro inferiore, i dodici apostoli assistono quietamente alla scena.
Nella realizzazione di questa tavola Perugino fu aiutato dai collaboratori della sua bottega; il dipinto ripete dei caratteri tipici della sua produzione artistica, come i gesti aggraziati e la dolce fisionomia dei volti, e nella realizzazione dei personaggi il Vannucci utilizzò probabilmente anche alcuni cartoni già impiegati in altre opere: a causa di questa ripetitività della composizione l’opera non venne accolta con entusiasmo, anzi venne aspramente criticata dai contemporanei.
L’opera si trova presso la Basilica della Santissima Annunziata.