Lotta tra Amore e Castità – Musée du Louvre – Parigi

Commissionato da Isabella D’Este per il suo studiolo nel 1497, l’opera presenta un soggetto di carattere allegorico-mitologico, ovvero la Lotta tra Amore (o Lascivia) e Castità: il dipinto si andava ad aggiungere agli altri già realizzati dal Mantegna (il Parnaso e il Trionfo delle Virtù), ampliando così il complesso e raffinato ciclo voluto dalla marchesa di Mantova che avrebbe dovuto fungere da monito e forma di educazione.
 
Il soggetto venne deciso dalla stessa Isabella, e grazie alla ricca corrispondenza con il Vannucci sappiamo che il pittore non ebbe grande libertà rispetto al programma iconografico: Isabella volle rappresentata in primo piano la battaglia di Castità, impersonata da Minerva e Diana, contro Lascivia, rappresentata da Venere e Cupido, stabilendo in maniera precisa posizioni, atteggiamenti, e attributi dei personaggi principali, tra i quali si riconoscono anche la Venere celeste, Anteros, ninfe, fauni, satiri e amorini.
La marchesa decretò inoltre, come è esplicitato nel contratto di allogazione stipulato a Firenze il 19 gennaio 1503 (anno di effettiva produzione del dipinto), che sullo sfondo venissero raffigurati dei miti esemplari della vittoria della Castità sull’Amore, quali Apollo e Dafne, Giove ed Europa, Mercurio e Glaucera, Plutone e Proserpina e Nettuno con la Ninfa che si trasforma in cornacchia. 
Tutte le scene mitiche sono ambientate in un naturalistico paesaggio pianeggiante, interrotto solo da qualche esile albero, mentre sullo sfondo e nella parte destra si innalzano delle dolci colline che sfumano verso l’orizzonte.
 
Il dipinto venne donato da Carlo I Nevers al cardinale Richelieu insieme a tutti gli altri facenti parte dello studiolo di Isabella d’Este, e dopo vari passaggi collezionistici finì nelle collezioni del Musée du Louvre, dove è tuttora conservato.