Sposalizio della Vergine – Musée des Beaux-Arts – Caen
La scena si svolge all’aperto, in una grande piazza, il cui scorcio prospettico è enfatizzato da delle riquadrature bianche in evidenza sulla pavimentazione più scura.
In primo piano sta avvenendo l’episodio che dà il nome all’opera, ovvero il matrimonio tra san Giuseppe, sulla sinistra, seguito dal corteo nuziale maschile, e la Madonna, alle cui spalle si trovano invece le giovani accompagnatrici.
I due protagonisti sono ritratti nel momento dello scambio degli anelli che avviene sotto lo sguardo del sacerdote, posizionato esattamente al centro della composizione. Maria porge la mano destra al futuro marito, che le infila l’anello al dito, mentre con la sinistra si accarezza dolcemente il ventre, lasciando presagire la futura gravidanza che darà vita a Gesù.
Le figure sono eleganti e composte nei movimenti; le vesti dai colori brillanti sono fortemente panneggiate sui corpi, restituendo quella pacata e statica monumentalità tipica dei personaggi del Perugino.
Sullo sfondo, oltre a qualche gruppo di figure non identificabili sparso nella piazza, si staglia un edificio dalla complessa e sofisticata struttura architettonica: è molto probabile pensare che si tratti di un tempio, che seguendo i dettami dei trattati di Leon Battista Alberti è rialzato rispetto alla piazza da una gradinata. L’edificio, a pianta centrale, è disposto su due registri ed ha una struttura ottagonale: sui quattro lati chiusi sono presenti degli archi ciechi, mentre in corrispondenza degli altri quattro, aperti verso l’esterno, si innestano altrettanti protiri rinascimentali costruiti con archi a tutto sesto e sormontati da piccole cupole. Leggermente arretrati rispetto ai protiri, quattro portali consentono l’accesso all’interno della struttura.
Sul secondo registro, diviso da un cornicione marcapiano piuttosto aggettante, si aprono su ogni lato delle finestre dai timpani semicircolari; la struttura architettonica è inoltre sottolineata da delle cornici molto semplici, rette sugli angoli da lesene. Ancora più in alto, sopra una balaustra, poggia la cupola, che sfora lo spazio pittorico del dipinto e di cui è possibile vedere solo la base.
Al di là del tempio si intravede il solito paesaggio collinare del Perugino, che sfuma verso l’orizzonte restituendo l’effetto di uno spazio infinito, tipico della tecnica della prospettiva aerea.
L’opera, realizzata nel 1501/1504, venne originariamente dipinta per adornare la Cappella del Santo Anello, dove è conservato l’anello nuziale della Vergine, nel Duomo di Perugia.
Nel 1797, durante le spoliazioni napoleoniche, venne trasportata in Francia e non fece più ritorno in Italia: il dipinto è infatti attualmente conservato al Musée des Beaux Arts de Caen e a Perugia si trova, al suo posto, un’opera ottocentesca eseguita da J. B. Wicar.