Crocifissione – Chiesa di S. Agostino – Siena

L’opera, conosciuta anche come Pala Chigi, fu commissionata al Perugino nell’agosto del 1502 da Mariano Chigi per l’omonima cappella di famiglia nella chiesa senese di Sant’Agostino. Realizzata qualche anno dopo, tra il 1506 e il 1507, era dotata in origine di una predella con Storie di Cristo, oggi divisa tra il Metropolitan Museum di New York e l’Art Institute of Chicago. 

Il soggetto da rappresentare, secondo le disposizioni, era una Crocifissione con sette santi e la Vergine.

La figura di Gesù crocifisso si staglia su un cielo offuscato da nuvole, in cui appaiono insieme sole e luna, in riferimento all’oscuramento del cielo, così come narra il racconto evangelico della morte del Cristo. Ai lati del Crocifisso due angeli in volo raccolgono, dentro coppe sottili, il sangue che scende dalle mani trafitte dai chiodi. Tutto intorno, in maniera simmetrica, sono disposti quattro cherubini. Alla sommità della croce, il nido del pellicano allude a un celebre simbolo cristiano in riferimento all’eucaristia: come il pellicano, che si credeva attingesse dalle proprie carni per nutrire i suoi piccoli, così il Cristo dona sé stesso all’umanità nel sacramento dell’eucaristia. 

Nel registro inferiore del dipinto, tutto terreno, sullo sfondo di un dolce paesaggio collinare in cui si stagliano alberi dall’esile profilo, sono disposte otto figure, anch’esse in rigorosa simmetria rispetto al Cristo. I Dolenti tradizionali occupano la posizione centrale, con la Madonna e san Giovanni evangelista in piedi ai lati della croce, mentre Maria Maddalena e Maria di Cleofa sono in ginocchio, quest’ultima con le mani unite in preghiera. All’estrema sinistra appaiono santa Monica e sant’Agostino, con lo sguardo rivolto mestamente a Cristo, mentre a destra si collocano san Giovanni Battista e san Girolamo nelle vesti di penitente. 

L’opera, unico dipinto del grande maestro umbro conservato a Siena, appartiene alla maturità dell’artista e mostra come Perugino, più che cercare di stupire con una composizione originale e dinamica, si sia concentrato sulla qualità di un’esecuzione impeccabile. Il disegno è quanto mai preciso ed ogni dettaglio è reso con grande cura, visibile nei panneggi e nella resa materica delle vesti così come nella raffinatezza di certi particolari quali il bellissimo piviale di sant’Agostino, che ricorda i velluti ad inferriata tipici dell’epoca.

La tavola si trova presso la chiesa di Sant’Agostino.